I monti Lepini, quando le catene minori ti sorprendono.

Monte Semprevisa


Oggi è la volta di un’escursione alla scoperta di un gruppo montuoso del basso Lazio, animati da tante aspettative dopo aver letto delle recensioni lusinghiere da parte di chi ci è già stato. E dopo questo primo approccio possiamo affermare che ne seguiranno certamente degli altri perché queste alture, a dispetto delle quote relativamente basse, offrono ambienti vari e tutti molto interessanti. L’avvicinamento in auto da Roma è veloce grazie all’autostrada da cui in breve si giunge al bel paese di Carpineto Romano appoggiato su un colle ad oltre 500 metri di altitudine dove si respira aria fina e si mangia molto bene  Poco dopo essere entrati nell’abitato sulla destra si stacca una strada recante l’indicazione “Piano della Faggeta” località che si raggiunge percorrendo pochi chilometri sino ad un ampio slargo dove si può parcheggiare e prepararsi in tutta comodità; la Faggeta, così più brevemente chiamata dagli assidui frequentatori, in realtà non è affatto un bosco bensì un altopiano, un brullo pratone incastonato tra diverse alture tra le quali spicca con i suoi contrafforti il Semprevisa che è poi il “tetto” dei Monti Lepini e meta dell’escursione odierna. Da un tabellone che riporta la mappa dei sentieri inizia il sentiero CAI n.7 che all’inizio coincide con una sterrata e subito dopo (palina con cartelli indicatori) si stacca evidente sulla destra e ci si inerpica con uno slalom tra bassi cespugli e qualche rado albero; si guadagna in breve un pò di quota fino a portarsi alla base di un fosso che si incunea nella pancia della montagna. Dopo un chilometro circa di cammino entriamo in una fitta faggeta in cui il percorso da seguire è inequivocabile grazie ai numerosi segnavia, si avanza con pendenza costante alternando di quando in quando i lati orografici del fosso, sempre però rimanendone sul fondo fino a raggiungere il grosso manufatto della Fonte Acqua Mezzavalle che anche oggi, nonostante un inverno senza piogge, tira fuori un rivolo di acqua (attenzione però perché in diverse guide è riportata come non potabile). Ci prendiamo una breve sosta per qualche foto all’ambiente circostante immersi nel fitto del bosco che presenta mutevoli riflessi e contrasti di colori tra i tratti ancora in ombra e quelli già illuminati dalla luce radente del mattino; si procede fino ad uscire dalla faggeta attorno ai 1.200 metri e quindi si accede a delle radure sempre più estese ed aperte sino a raggiungere un’ampia sella su cui sono due solide panche a significare che forse in altre stagioni c’è un pò più di frequentazione: in fondo siamo già arrivati a quota 1.300 e questa bella radura può essere essa stessa meta per una breve e remunerativa escursione. La sella con le panche è il punto di intersezione di diversi sentieri e quello che conduce al Semprevisa è sul lato verso sud: una traccia ben visibile che si infila nel bosco per uscirne poco dopo in corrispondenza dell’inizio della dorsale che sale verso la vetta e qui, appena si esce allo scoperto, c’è un drastico mutamento del panorama che d’improvviso include anche il mare e tutto quanto attorno ed in mezzo: i laghi di Fogliano e Sabaudia, il Circeo e le Isole Ponziane e più a sud i Monti Aurunci, insomma una cartolina oggi così piena di dettagli grazie anche all’aria che il vento di tramontana mantiene limpida. Da questo punto in poi (denominato La Sella a quota 1.335mt) sino alla cima si procederà sempre sul filo del crinale avendo continui scorci verso il Mar Tirreno ed anche l’ambiente montano che si attraversa è interessante, in alcuni tratti costellato di corone di grosse rocce dalle forme regolari che precipitano verso valle. La cima del Monte Semprevisa (1.536mt) rimane un poco arretrata rispetto il contrafforte ovest della montagna e non si scopre alla vista se non all’ultimo momento dopo aver percorso un tratto in cresta di sentiero aereo ma comunque molto sicuro che scende ad una valletta e quindi con breve salita giunge sull’ampia cima che poi è un ampio pianoro con l’immancabile mucchio di pietre ed una croce. Anzi a ben guardare un insieme di croci, bandierine, cordicelle, santini e stracci vari … insomma sono stati decisamente in tanti a voler lasciare qui un segno del loro passaggio!! Il panorama dalla cima è decisamente avvincente con il mare da un lato e dall’altro la fila dei Simbruini e degli Ernici incappucciati di bianco mentre attorno si osserva la complessa orografia dei Monti Lepini: ne siamo infatti al centro oltre che nel punto più alto e si possono riconoscere gli altri rilievi maggiori, meta di escursioni che torneremo sicuramente a fare da queste parti. Per il ritorno al Piano della Faggeta la scelta migliore è completare un giro ad anello scendendo per la dorsale sud-est lungo il sentiero CAI n.8 che nella sua parte iniziale costituisce forse il tratto più bello dell’intera escursione. Infatti, dopo una breve discesa la dorsale si dipana lungamente rimanendo quasi in piano all’interno di un bosco rado di altissimi faggi tra i quali di quando in quando torna a vedersi il mare; il sentiero ben presto diviene una larga e comoda pista e si procede in un’atmosfera magica fatta di luci ed ombre sino ad uscire allo scoperto proprio accanto all’alveo dove è l’ingresso dell’Abisso Consolini: fori cupi dentro ad una conca che sono la porta d’accesso alla cavità carsica più importante dei Lepini che si dipana per centinaia di metri nella profondità della montagna. Da quel punto, proprio di fronte verso sud, si vedono le cime dell’Erdigheta e del Pizzone unite da un ultimo breve tratto di cresta affilata dopo di che la dorsale scende più ripidamente verso valle; il sentiero prosegue calandosi nella selletta subito sotto all’Erdigheta per poi attraversare il pianoro omonimo ed infine riunirsi alla strada sterrata che riporta al punto di partenza (noi abbiamo accorciato un poco scendendo direttamente alla strada lungo un crinale laterale). L’ultimo tratto dell’escursione si svolge quindi lungo una comoda sterrata che digrada nella boscaglia e poi entra nel Piano della Faggeta che si attraversa per intero da sud a nord. Complessivamente sono poco più di 14 chilometri e 700 metri di salita: una lunga passeggiata mai faticosa attraverso tanti ambienti diversi e tutti molto belli.